a cura della classe 1 AC del Liceo Classico MANIN
Lo storico Pirenne nel celebre saggio Maometto e Carlomagno sostiene che la realtà europea, a seguito delle migrazioni germaniche tra il 4° ed il 7° secolo, non subì un cambiamento tale da dar inizio ad una nuova età della Storia, come sostengono le ricostruzioni storiche classiche; ma che la vera frattura fra l’Età Antica ed il Medioevo si verificò solo a seguito dell’espansione araba sulle coste meridionali del Mediterraneo.
Per dimostrare tale tesi, Henri Pirenne produce un’attenta analisi sia della situazione verificatasi con le migrazioni dei popoli sia del contesto creatosi tra il 632 ed il 732 d. C. con la conquista arabo-islamica della coste meridionali del Mediterraneo, mare che per tutto il corso dell’Età Antica era stato luogo d’incontro, di scambi culturali e commerciali per tutte le civiltà che erano fiorite sulle sue rive. Un’evidente conseguenza di tale scontro fu lo spostamento verso l’Europa del Nord del centro del potere politico degli stati cristiani.
Perché non ci sono cambiamenti sostanziali con le migrazioni germaniche
I Germani che entrarono nel territorio dell’Impero d’Occidente rappresentavano una minoranza rispetto alla popolazione esistente, per questo motivo si fusero velocemente con la popolazione dell’Impero e assimilarono in parte tale cultura, tanto più che molte di queste popolazioni avevano già avuto contatti precedenti con il mondo romano.
I Germani non volevano distruggere l’organizzazione, le istituzioni e la cultura dell’Impero poiché la ammiravano e cercarono di adattarsi a queste. La loro cultura non aveva, infatti, fondamenti consolidati come quella latina.
Dopo le conquiste da parte delle principali popolazioni germaniche non vi furono significativi rinnovamenti di nuove forze germaniche e questo facilitò l’abbandono nel giro di poco tempo di numerosi dei loro usi e costumi.
Si mantenne pressappoco la stessa organizzazione statale e istituzionale. Tuttavia, dopo numerose guerre, al posto di un unico Impero, si formò un mosaico di vari Stati.
Molti esponenti dell’aristocrazia germanica strinsero rapporti con Bisanzio e finirono per diventare emissari dell’Impero d’Oriente.
La lingua latina continuò ad avere un ruolo preminente e, nonostante l’inserimento di nuovi vocaboli, rimase grosso modo uguale sia grammaticalmente sia sintatticamente.
La Chiesa rimase la più grande istituzione in continuità col mondo romano. La maggior parte delle popolazioni germaniche si cristianizzò velocemente e questo costituì un nuovo elemento di continuità e di coesione. Gli esponenti dell’alto clero rimasero inoltre, ancora per secoli, discendenti delle nobili famiglie romane.
Si mantenne ancora il carattere laico della società, nonostante la Chiesa stesse crescendo di importanza ed acquisendo nuovi ruoli.
Per quanto riguarda la vita economica e sociale, l’organizzazione monetaria e delle imposte:
a) nella campagna contadini e agricoltori non avvertirono un grande cambiamento; infatti, invece di pagare le imposte ai funzionari romani, dovevano ora versale nelle mani dei reges germanici.
b) si assistette alla prosecuzione di traffici in tutto il mar Mediterraneo; Pirenne riporta numerose fonti dalle quali risulta che i mercanti (tra cui spiccano ebrei e siri), garantivano la presenza su tutte le coste europee di prodotti provenienti dall’Oriente (spezie, tessuti, tappeti, papiro…) e dal nord Africa (olio, vino..).
c) il sistema monetario rimase ancora basato sulla coniazione di monete d’oro. La grande diffusione di questo metallo era giustificabile solo con la sua attiva importazione.
Tutto questo avvenne nei territori fortemente romanizzati che si affacciavano sul Mediterraneo; più a Nord, come ad esempio in Britannia, le influenze anglo-sassoni furono certamente di maggior peso.
L’idea dell’impero Romano, come ideale ancora esistente ed immortale, era ancora molto radicata, tanto che l’impero bizantino di Giustiniano tentò la grande impresa della riunificazione di gran parte degli antichi territori romani, impegnando vanamente una grande quantità di risorse.
L’avanzata araba e le sue conseguenze
L’avanzata araba.
L’Impero Romano non aveva mai avuto grandi contatti con la penisola araba, né economici né militari. Per difendere la Siria dalle popolazioni nomadi del deserto aveva costruito un muro che fungeva più che altro da confine.
Le inizialmente ininfluenti e separate tribù nomadi del deserto, unificate dall’Islam assunsero una grande importanza militare.
L’avanzata araba fu veramente incontenibile ed impressionante, soprattutto per la sua velocità sia verso l’Asia che verso l’Africa. Fu inoltre favorita dalla debolezza dell’Impero bizantino, reduce dal conflitto con la Persia, anch’essa ormai in decadenza.
La svolta per l’Europa avvenne nel momento in cui, dopo la conquista del nord Africa e di Cartagine, gli Arabi poterono disporre di una potente flotta in grado di contrastare quella bizantina; in breve tempo furono così conquistate anche Spagna e Sicilia.
Nonostante i numerosi sforzi, gli arabi non riuscirono però a penetrare ulteriormente nell’Europa continentale difesa, con molte difficoltà, dai Franchi (a Ovest) e dall’impero d’Oriente (a Est).
Da questo momento in poi gli Arabi ebbero il dominio del Mediterraneo occidentale, al quale non si poté opporre neanche la flotta bizantina. I pirati saraceni saccheggiavano incontrastati le coste italiane e provenzali.
L’avanzata araba fu favorita da una grande adesione all’Islam da parte delle popolazioni assoggettate.
Conseguenze.
Gli Arabi, dopo aver ottenuto il dominio del mare, provocarono una grande frattura che separò l’oriente dall’occidente, determinando per l’Europa l’interruzione totale del commercio in tutto il Mediterraneo meridionale ed occidentale.
Con il rallentamento e infine la cessazione dei traffici, molti prodotti importati dall’estero scomparvero dal commercio. Largamente testimoniata da Pirenne è la scomparsa del papiro, che costituiva il materiale di scrittura per eccellenza.
Nel sistema monetario l’oro (importato dall’Oriente) scomparve, lasciando sempre più spazio all’argento.
La totale scomparsa di spostamenti via mare lasciò spazio solo a viaggi via terra che comportavano insidie come, ad esempio, il brigantaggio ed incontravano forti ostacoli naturali come, ad esempio, l’attraversamento delle Alpi.
Bisanzio e Venezia
Bisanzio, dopo aver avuto per secoli il dominio dell’intero mare Mediterraneo, si ridusse a poter esercitare, con fatica, la sola difesa delle coste greche e dell’Asia Minore.
L’attività commerciale dell’impero d’Oriente diminuì in maniera molto marcata, senza tuttavia estinguersi. La sua sfera d’influenza verso occidente non andava oltre le coste orientali dell’Italia.
I bizantini, nel giro di qualche decennio non furono più in grado di difendere l’Esarcato d’Italia dai Longobardi.
La città di Venezia iniziò a emergere proprio in questo periodo grazie allo sviluppo di una flotta che le permise di ottenere il controllo su alcune città dalmate e sul mar Adriatico. Le sue navi furono le uniche a commerciare con l’Oriente e ad introdurre prodotti asiatici in Italia.
Bisanzio e Venezia si aiutavano reciprocamente contro le insidie dei pirati saraceni, a causa delle quali molte spedizioni mercantili non andavano a buon fine.
Insieme a Venezia, sulla costa italiana, si affermarono col tempo altre città marinare che poterono prosperare solo grazie alla loro flotta.
In conclusione l’avanzata e la pressione esercitata dall’Islam aveva distrutto l’antica unità mediterranea.
I Franchi e lo spostamento del potere politico verso il Nord
La Francia carolingia, ben diversa da quella merovingia, assunse l’importante ruolo di difendere l’Europa Occidentale dall’avanzata arabo-islamica.
Il regno dei Merovingi si era impegnato in una politica di influenza sul Mediterraneo, per la quale era stato molto attivo dal punto di vista militare, attuando interventi in Spagna ed Italia.
Dopo la morte di Dagoberto I il regno si indebolì fortemente. A questa decadenza contribuirono anche guerre civili: i re si succedevano continuamente; erano sempre più giovani e nelle mani degli aristocratici e dei maggiordomi di Palazzo.
Il potere centrale basava la sua potenza sul tesoro regale; questo, in parallelo alla decadenza del commercio, cominciò ad assottigliarsi, causando un indebolimento del re.
I Pipinidi, di origine austrasiana approfittarono di questa situazione grazie al fatto che i loro territori settentrionali erano meno influenzati dalla crisi economica e dall’avanzata islamica.
Le tensioni politiche fra l’aristocrazia austrasiana e quella neustriana portano a continui scontri e assassinii per la conquista del potere.
Pipino e il successore Carlo, dopo aver preso definitivamente il potere, si dedicarono a una politica espansionistica combattendo sia i Sassoni a Nord sia gli Arabi a Sud.
Il ruolo del Papato
Dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, la Chiesa rimase fedele all’Imperatore d’Oriente.
Con l’invasione longobarda e l’avanzata araba, Bisanzio si trovò sempre più in difficoltà e, impiegando la maggior parte delle forze nella difesa dei propri confini, non poté più garantire la difesa alla Chiesa.
Il rapporto con la Chiesa di Roma inoltre si deteriorò a causa della disputa sull’iconoclastia.
La conquista longobarda di buona parte della penisola italiana venne a costituire una grave minaccia per il Papato, che chiese aiuto ai Pipinidi, i quali si impegnarono nella guerra contro Astolfo; in cambio il Papa vietò ai Franchi, sotto pena di scomunica, di eleggere re al di fuori della dinastia regnante.
Carlo Magno fu incoronato imperatore dal papa nella notte di Natale dell’800. Veniva così a crearsi un nuovo impero, alternativo ed indipendente da quello d’Oriente, il Sacro Romano Impero, legittimato dalla Chiesa di Roma e paladino della cristianità occidentale.
Con l’Impero Carolingio, che secondo Pirenne costituiva la cornice del Medioevo, il Germanesimo cominciò per la prima volta a svolgere un ruolo fondamentale nella conduzione politica dell’Europa.
L’inizio del Medio Evo
Il regno di Carlo Magno non fu un periodo di rinascita e restaurazione economica rispetto al periodo del Tardo Impero caratterizzato dall’economia delle villae.
L’Impero carolingio aveva come unica fonte di ricchezza la terra, il commercio marittimo era infatti scomparso.
L’unico esempio di navigazione si poteva trovare all’estremo Nord dell’Impero (Paesi Bassi), qui era attivo un commercio via mare soprattutto verso l’Inghilterra (successivamente danneggiato dalle invasioni normanne) ed un vivace commercio fluviale.
L’impero aveva così due principali centri economici: i Paesi Bassi e Venezia.
La figura del mercante di professione era scomparsa quasi del tutto: sussisteva solamente una magra economia basata sullo scambio di derrate agricole. In alcuni casi si ritornò addirittura al baratto perché il sistema monetario, nonostante i tentativi riforma, si trovava nel più grande disordine.
La popolazione si spostò definitivamente dalle città, che precedentemente costituivano i principali centri economici, nei feudi laici ed ecclesiastici.
Queste sono le caratteristiche classiche dell’Alto Medio Evo che noi conosciamo e che Pirenne vede realizzarsi compiutamente solo tra l’8° ed il 9° secolo, quando la civiltà cristiana della nuova Europa e quella islamica si fronteggiarono in continui scontri che culmineranno con le spedizioni crociate per tutti i secoli successivi.
Bibliografia.
H. Pirenne, Maometto e Carlomagno, ed. Newton & Compton.
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