INDUISMO: tradizioni spirituali

a cura della classe 1C del Liceo Classico MANIN


Dio è Uno e appare in molte forme, ma ogni forma è Lui.
Nell'induismo, troviamo ogni tipo di visione teologica, dal dualismo teistico al più assoluto Monismo.
Le quattro tradizioni piu importanti sono:
Shaiva, riferita al culto di Shiva,
Shakta, riferita alla Madre Divina,
Ganapatya, riferita a Ganesha,
Vaisnava, riferita a Visnu.

SHAIVA
Il culto di Shiva, si è sviluppato in diverse correnti. Negli agama, i testi base della dottrina si hanno le seguenti conclusioni: Shiva crea, distrugge, mantiene, anima la materia attraverso l'energia a lui indissolubilmente legata, la Shakti. Secondo la filosofia shaiva la pratica spirituale e la grazia divina sono il mezzo per la liberazione e sono fondamentali l'iniziazione e l'insegnamento del guru. Allo stesso tempo, l'appropriata adorazione della divinità e la giusta condotta portano prosperità e benessere. Al culto Shaiva si associa l'adorazione di Ganesha e Kartikeya perché essi sono entrambi figli di Shiva.

SHAKTA
La tradizione shakta, pone come Essere Supremo, come divina potenza, la Shakti, l'energia femminile vista come Dea madre, come aspetto dinamico, principio creativo, che si esprime attraverso differenti forme e diversi nomi. Il culto shakta, di cui esistono diverse correnti, è strettamente legato a quello di Shiva, in quanto i due principi sono inscindibili. In questa visione si ritiene che la conoscenza sia rivelata dalla Shakti a Shiva stesso e ai suoi devoti. Nel culto l'adorazione della Devi (=dea) ha un ruolo primario, attraverso cui ella è enfatizzata e glorificata.

VAISHNAVA
In questa tradizione si mette maggiore enfasi sulla bhakti-sadhana (=disciplina spirituale di devozione) e sull'adorazione templare. Le vie del karma yoga (=via dell’azione) e del jnana yoga (=sentiero della conoscenza) conducono al bhakti yoga (unione con dio attraverso un intenso amore e una profonda devozione). Anche il canto dei sacri nomi degli avatara (incarnazioni divine) di Visnu è una pratica importante e attraverso il totale abbandono a Visnu, detto prapatti, è ottenuta la liberazione dal ciclo delle rinascite.

Il Brahmanesimo, che è la forma moderna della religione vedica si divide in rami, essi stessi divisi in varie correnti:
  • il Visnuismo, che si rapporta all'Uno in quanto Vishnu, o tramite uno dei suoi avatar (l'apparizione o la discesa sulla terra della divinità). I libri sacri sono il Bhāgavata-Purāna spesso chiamato Shrīmad-bhāghavatam, e la Bhagavad-Gītā
  • lo Shivaismo, che si rifà principalmente al culto di Shiva, divinità pre-vedica adorata inizialmente con il nome di Rudra, a cui è dedicato lo Shiva Purana
  • il Tantrismo che si suddivide in due o tre filoni secondo le classificazioni e il cui scopo è la realizzazione della shakti, l'energia vitale spesso associata a una forma di Devī, la Dea madre dai molti nomi (Kali, Durga, ecc.)
Ciascuno di questi culti si pratica con i medesimi mezzi filosofici o di yoga, sono solo i loro metodi che differiscono.

LA NON VIOLENZA E LA DIETA VEGETARIANA
Ahimsâ è un concetto che raccomanda la non-violenza e il rispetto per tutte le forme di vita. Il termine ahimsâ compare per la prima volta nelle Upanishad e nel Raja Yoga, è la prima delle cinque yama, o voti eterni, le restrizioni dello Yoga.
Molti induisti praticano il vegetarismo come una forma di rispetto per ogni forma di vita senziente. Esso inoltre è raccomandato per le sue virtù purificatrici (sattva) come un modus vivendi sano e igienico. Gli induisti che mangiano la carne per lo più si astengono dal consumo di carne bovina e dall'utilizzo di prodotti come il cuoio. La maggior parte degli indù considera infatti la mucca come il miglior esempio della benevolenza degli animali e, poiché è l'animale più apprezzato per il latte, è riverito e rispettato come una madre. Di conseguenza nella maggior parte delle città sante indiane è vietata la vendita di carne di mucca (spesso di qualsiasi tipo di carne) ed esistono divieti sull'abbattimento delle mucche in quasi tutti gli Stati dell'India.

YOGA
Nell'induismo lo Yoga è una disciplina sia fisica sia psicologica sia spirituale. La parola yoga significa unione, ed è generalmente interpretata come l'unione con Dio,con l'assoluto, l'integrazione tra corpo, spirito e anima, ma il significato letterale è "unione tramite soggiogamento", in quanto la radice sanscrita yug indica il "soggiogare", per cui viene anche interpretato come l'unione dovuta allo spirito che soggioga la materia, ovvero il corpo, la manifestazione materiale.Scopo dello yoga è il Moksha, la liberazione dal (samsara), la ruota eterna delle rinascite, e quindi dalla reincarnazione stessa, come conseguenza dell'annullamento del (karma) accumulato in vita. La liberazione, a sua volta, è conseguenza diretta del raggiungimento del samadhi assoluto (senza seme, senza oggetto), ovvero l'ultimo passo di tutto il cammino dello yoga. Lo yoga cerca di raggiungere la liberazione attraverso il distacco dello spirito (purusa) dalla natura materiale (prakŗti), ovvero attraverso la liberazione dello spirito dall'inganno di identificarsi con la manifestazione materiale, considerata la causa prima di tutte le sofferenze umane è infatti proprio l'ignoranza, da leggersi come ignoranza ontologica, chiamata (avidya). Gli strumenti messi a disposizione, secondo la codifica di (Patanjali) contenuta nello (Yoga Sutra), il più antico trattato scritto di yoga, sono la meditazione, gli esercizi fisici e respiratòri e spirituali. In tutto vengono elencati otto passi della disciplina, che pende il nome di (astanga yoga) (yoga in otto parti): (yama) e (niyama), le pratiche etiche(asana), le posture fisiche (pranayama), la scienza del respiro e dell'energia (prana), (pratyahara) ovvero il ritiro dei sensi, che compongono lo yoga cosiddetto esterno, e poi le tre membra dello yoga interno (antar yoga), ovvero (dharana) il mantenimento della concentrazione, (dhyana) la meditazione, e il (samadhi), la beatitudine (ananda) che può differenziarsi in 'con seme', ovvero in cui c'e' ancora una traccia di manifestazione materiale nella coscienza, o 'senza seme', dove lo stato di beatitudine è assoluto, perché il tutto è oggetto stesso e insieme soggetto del momento meditativo.


Diffusione e localizzazione geografica
Gli induisti rappresentano la terza comunità religiosa del mondo (dopo i cristiani e i musulmani) e sono quasi 650 milioni (circa il 13% della popolazione mondiale), diffusi in 84 paesi. La maggior parte di essi vive in Asia meridionale, e in particolare in India, in Nepal, in Sri Lanka (2,5 milioni), in Bhutan, in Malesia (1,1 milioni), a Singapore, in Indonesia (Bali). Vi sono comunità induiste in Africa (Mauritius), in America latina (Guyana, Trinidad), nelle isole Figi, negli Stati Uniti (1,7 milioni), in Bangladesh (11 milioni), nel Myanmar (2,1 milioni), in Pakistan (1,3 milioni), in Gran Bretagna (1,2 milioni), in Canada (0,7 milioni), in Italia, nei Paesi Bassi (0,4 milioni) e nel Suriname (0,2 milioni).



Induismo in Italia
Gli induisti in Italia sono circa 115.000, riuniti nell'Unione Induista Italiana, ufficialmente riconosciuta dallo Stato. L'Unione ha firmato un'intesa con lo stato italiano, conclusa il 4 aprile 2007, ed ora in attesa di perfezionamento legislativo

Festività Induiste
Accanto alle feste popolari con valore propiziatorio che, essendo associate alle stagioni e ai periodi della semina e del raccolto, spesso variano a seconda della zona dell’India, esistono festività principali che vengono celebrate da ogni indù. Esse sono quasi tutte sulla base del calendario lunare che colloca l’inizio dell’anno, a seconda delle zone, o nel primo giorno di luna crescente, tra Marzo e Aprile, oppure nel medesimo giorno però tra Ottobre e Novembre. Usando l’anno lunare la settimana risultava naturalmente di sette giorni, con un giorno di pausa dal lavoro, come la nostra domenica. L’uniformazione, già nell’epoca antica, del mondo asiatico, fino all’India compresa, al nostro tipo di calendario ha fatto sì che oggi il giorno settimanale di pausa sia coincidente con la nostra domenica.
Tradizionalmente le feste religiose ricoprono un'importante funzione di aggregazione sociale, sono aspetti significativi della vita della comunità: i preparativi, la preparazione di dolci particolari per ogni ricorrenza, le pratiche di purificazione seguite nell'ambito familiare, spettacoli, rappresentazioni teatrali sono tutte usanze che appartengono a una cultura, in cui la religione è il tessuto permanente della vita del singolo e della società e, sotto questo aspetto, certi usi sono riproducibili solo in parte in realtà sociali, come quella occidentale, regolate da strutture e ritmi di vita differenti.

Le festività principali sono

15 Luglio: GURU PURNIMA
E’ una festa spirituale che viene celebrata dai discepoli che seguono un cammino spirituale sotto la guida di un maestro. In questo giorno viene celebrato il saggio Vyasa, il mitico maestro che trasmise la sacra conoscenza dei Veda ai suoi discepoli per il bene dell’umanità. Dopo questa festa inizia Chaturmasa, il periodo di ritiro durante la stagione delle piogge dedicato allo studio delle scritture, attività che costituisce il gesto di più profonda gratitudine che si possa avere verso Vyasa.


1 Settembre: GANESHA CATURTI
E’ la festa dedicata a Ganesha, il dio che rimuove gli ostacoli. Egli viene invocato a scopo propiziatorio prima di iniziare qualsiasi attività in quanto infonde saggezza e forza spirituale.
Per l’occasione vengono preparati dei dolci speciali, si spezzano i cocchi (simbolo dell’ego che viene annullato con la saggezza e l’energia che Ganesha infonde), si costruiscono rappresentazioni delle divinità in terracotta, gesso o cartapesta, dipinte a mano con bellissimi colori. Esse vengono adorate per un periodo da due a dieci giorni, dopo vengono immerse nell’acqua del mare, di un fiume, di un lago oppure nelle vasche dei templi. Ganesha viene adorato per primo in ogni preghiera e il suo nome viene ripetuto prima di iniziare ogni lavoro come buon auspicio. Anche i canti devozionali a lui dedicati rispecchiano il carattere di questa particolare divinità: sono gioiosi e aiutano a elevare lo spirito per rivolgerlo più vicino al Divino.


26 Ottobre: Divali
Il suo nome, che significa “fila di lucerne”, allude alla luce come simbolo del bene e della sua vittoria sulle forze del male simboleggiate dalle tenebre. In questo periodo migliaia di lucerne vengono disposte in lunghe file sulle terrazze, sui davanzali e davanti alle soglie delle case in onore della venuta di Laksmi, Madre Divina, portatrice di abbondanza e prosperità.




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